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I racconti nell’orto: api e chiacchiere

Le chiacchiere di Lymnea con le api

Pare che Lymnea in queste settimane si sia dedicata soprattutto a scambiare due chiacchiere con le api.   

Ci teniamo a ricordare alla nostra cara lumaca di palude che queste creature non si fermano a fare convenevoli con lei non per maleducazione, ma perché sono impegnate a sostenere e garantire l’agricoltura in generale, la biodiversità vegetale e anche la produzione di Nativa.

Non sappiamo se a Lymnea basteranno come giustificazioni, speriamo che bastino a voi.

Se non hai ancora letto il racconto precedente https://www.ecolecoop.it/2024/08/05/rospo-smeraldino-nello-stagno-di-nativa/

Buona lettura!


Amabili lettori,

le passate settimane sono state assai intense per me, in quanto mi sono dedicata ad un obiettivo arduo e assai impegnativo, per di più con il caldo feroce che imperversava: avere un quadro completo di ciò che stava accadendo alle mie vicine di casa, le api di Nativa, in quel periodo costantemente visitate dagli umani miei ammiratori.

Le mie parole potrebbero sembrarvi esagerate, ma voi non avete mai tentato di chiacchierare con delle api: farebbero perdere la pazienza ad un santo. Per prima cosa, sono costantemente di fretta, al punto da dimenticare le più basilari regole del bon ton (non salutano nemmeno, le screanzate).

Secondariamente, la loro comunicazione è decisamente troppo operativa e autoreferenziale: dialogano solo tra loro, con messaggi brevissimi (soprattutto voli, odori) che in genere contengono soltanto le coordinate del fiore più grosso oppure gli ordini di rientro all’arnia. Ho trovato tuttavia un insperato alleato proprio nel caldo, chi l’avrebbe mai detto: l’afa imperante ha infatti costretto le api esauste a soste più prolungate per dissetarsi allo stagno.

Io ho, come si dice, colto la palla al balzo e finalmente sono riuscita ad ottenere le informazioni che cercavo. Ebbene, il motivo dell’insolito affaccendarsi umano presso le arnie era niente meno che il prelievo del miele, prodotto dalle api dai mesi primaverili fino ad oggi.

Gli umani, mi è stato riferito, tutti bardati per evitare punture, hanno tolto dalle arnie la parte superiore; essa contiene i telaini con il miele che le api confezionano per i miei ammiratori. La parte sottostante invece è stata lasciata come scorta per l’inverno alla comunità. 

Sono certamente a tratti irrispettose e troppo assorbite da mere questioni concrete per i miei gusti, ma quanta generosità in questi piccoli insetti operosi! 

Non posso dire con certezza se api e umani siano contenti della produzione (i secondi non sono unanimi e le prime non danno pareri sul proprio operato), ma la stanchezza che ho notato nelle produttrici mi porta a pensare che nutrano un certo desiderio di riposo; ne deduco che il lavoro sia stato tanto, e fruttuoso.

Non appena avrò informazioni più precise sulla quantità di miele estratto mi affretterò a comunicarle a voi, amabili lettori.

Gentilmente vostra

Lymnea